La tomba di Rubellio costituisce uno degli esempi più noti di necropoli romana a camere ipogee realizzata nella prima età imperiale alle pendici del colle di Tuvixeddu, vicino Cagliari, all’interno di un’area destinata a parco archeologico.
L’area in cui sono concentrate le tombe non ha accessi pubblici diretti a causa della realizzazione di edifici residenziali che ostacolano la possibilità di raccordo tra il parco e il Viale di S. Avendrace.
Il complesso è composto da altri tre sepolcri strettamente connessi fra loro e con la Tomba di Rubellio che, rispetto alle altre, è quella di maggiore interesse monumentale: si presenta, infatti, come un volume omogeneo sviluppato su un vano quadrangolare, dotato di un piccolo ingresso, preceduto da una breve scalinata di accesso che ne raccorda la quota, leggermente sollevata, con quella delle altre camere sepolcrali.
La superficie a pavimento è di circa 16,00 mq e l’altezza media è di m 2,25, con nicchie di diverse dimensioni e fogge scavate sulle tre pareti interne, mentre in quella verso l’esterno si apre, in posizione rialzata, il vano dell’ingresso. Il nome di Rubellio compare su un’iscrizione incisa al di sopra della porta e racchiusa da una cornice irregolare. In seguito all’adozione dell’incinerazione e raccolta delle ceneri vennero effettuate le aperture sulle pareti laterali e, successivamente, con le nuove modifiche del rituale funerario romano, che prevedeva l’inumazione, le tombe vennero dotate di sepolture ad arcosolio.
L’intervento si è concentrato sulle quattro tombe presenti nell’area e le operazioni compiute sono state quelle del consolidamento delle superfici interne, della verifica archeologica e della messa in sicurezza e valorizzazione dell’area esterna.
Nell’area era presente vegetazione incolta e la particolare conformazione del litotipo, caratterizzata da grossi alveoli, ha favorito, nel tempo, il deposito di polveri e l’instaurarsi di microrganismi; a questo erano da aggiungersi l’azione erosiva causata dalla percolazione delle acque meteoriche e dai cicli gelo-disgelo, che avevano determinato fessurazioni, consentendo all’umidità di raggiungere gli ambienti tombali.
Gli interni delle tombe, poi, adibite in tempi recenti ad uso abitativo, come dimostrato dalle tracce di intonachino e dagli strati di pittura, hanno risentito degli effetti di questa eccessiva antropizzazione.
In tutti gli ambienti, l’azione dei fattori di degrado aveva favorito il proliferare di patine biologiche sulle murature e sui piani delle nicchie. In generale le patologie riscontrate sulle superfici lapidee sono state le seguenti: erosione, fratture/fessure, lacune di elementi murari e di intonaco, cadute di scaglie, polverizzazione, pitturazioni incongrue, distacchi tra gli strati di materiale lapideo, degrado e fratturazione di elementi lapidei, cedimenti differenziali, presenza diffusa di elementi vegetali superiori, efflorescenze saline, consistenti depositi superficiali, croste, presenza di micro-organismi. Le operazioni effettuate per ottenere un buon restauro volto alla conservazione sono state:
-ripulitura e disinfestazione dei vani e del settore esterno con eliminazione di vegetazione infestante
-rimozione delle pitturazioni moderne con trattamenti adeguati alla roccia calcarea che non si presenta omogenea
-pulizia della facciata e dell’iscrizione esterna, con trattamento idoneo a contrastare i fattori biologici e chimici di degrado.

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Natura dell'opera: Interventi di Restauro della Tomba di Rubellio
Committente: Direzione Regionale per i Beni Culturali ed il Paesaggio Via dei Salinieri, 20 - Cagliari
Indirizzo di cantiere: Complesso Archeologico di Tuvixeddu - Vico IV - Sant'Avendrace Cagliari
Importo dei lavori: € 202.704,38 oltre IVA, comprensivo di oneri per la sicurezza
Categoria soa: OS 2A, OG 2, OS 25
Direttore di cantiere: Arch. Carmine di Stefano
Responsabile della sicurezza: Ing. Maurizio Caddei
Direttore dei lavori: Arch. Elena Romoli
Anno di realizzazione: 2013