A piazza Capranica, non lontano dal Pantheon e dal palazzo di Montecitorio, sorge una tra le più antiche chiese romane dedicate alla Vergine, la chiesa di S. Maria in Aquiro.
Le notizia circa la data della sua costruzione sono piuttosto incerte e, anche se alcuni storici concordano nel far risalire l’edificazione al Pontificato di Anastasio II (398-402), la fonte (Liber Pontificalis) di cui si ha assoluta certezza è quella secondo la quale la chiesa di S. Maria  “A Cjro“ sarebbe stata rinnovata dalle fondamenta, ampliata ed abbellita ad opera di papa Gregorio III ( 731 – 742 ), durante il suo pontificato. Nel corso dei primi secoli dalla sua costruzione la chiesa ebbe prima il titolo di oratorio e poi quello di Diaconia cardinalizia.
Un problema sorge intorno al significato del termine “Aquiro“ che si presta a varie interpretazioni. La prima considera la parola Equirriaa o Equiria, nome con cui venivano chiamati alcuni giuochi che i romani facevano con carri trainati da cavalli come testimonianza della presenza in quel medesimo posto di una specie di circuito per le corse.
Secondo un’altra interpretazione proposta dall’antiquario Andrea Fulvio e ripresa poi dall’Imperi tale nome deriverebbe da “aqua“ in quanto si credeva che il condotto dell’acqua vergine scorresse nei pressi della chiesa..
Consideriamo come ultima interpretazione quella del padre Muzzitelli che parte dal brano del Liber Pontificalis sopra citato, dal quale il termine “Aquiro“ risulterebbe quale modificazione del nome Cjro legato alla figura di qualche nobile e generoso romano. Col tempo la c aspra del latino arcaio venne a confondersi con la “q”, e a Cjro avrebbe dato appunto Aquiro.
Con i lavori fatti eseguire da Gregorio III, la chiesa dovette assumere la forma basilicale tipica degli antichi modelli romani, impianto al quale si venne a sostituire quello attuale, tardocinquecentesco. L’impianto attuale infatti, si deve alla volontà del cardinale Antonio Maria Salviati (1537-1602) che affidò i lavori di ricostruzione del complesso a Francesco da Volterra, il quale realizzò un impianto a tre navate con transetto non sporgente, cupola e sei cappelle laterali.
Tuttavia nel 1602 anno di morte del cardinale, i lavori di abbellimento della chiesa rimanevano incompleti. In questo periodo infatti solo tre cappelle dovevano risultare pressoché finite con marmi, fregi e pitture: quella dell’Annunziata, quella di S. Girolamo e quella della Pietà.
Alla morte del Volterra (1601) i lavori furono continuati sotto la direzione di Carlo Maderno per opera di Filippo Braccioli (1574 – 1627) per tutto il primo ventennio del XVII secolo.
Nel 1718 venne esternamente foderata in piombo tutta la cupola, per ordine e a spese del Marchese Filippo Patrizi.
La chiesa fu consacrata l’11 aprile 1728 da monsignor Giovanni Ottoboni, arcivescovo di Nazanzio, e nell’altare maggiore furono rinchiuse le reliquie dei santi martiri Emiliano, Felicissimo e Fortunato.
Nel 1806, per concessione del pontefice Pio VII, la chiesa ebbe il fonte battesimale che ne accrebbe l’importanza. Venti anni dopo Leone XII (1823 – 1829) affidò la chiesa ai padri Somaschi, che tutt’ora la reggono.
Lavori di restauro furono intrapresi nel 1861- 1866 da monsignor Pietro Lasagni per incarico di Pio IX (1846 – 1878).
Tra i decoratori che abbellirono la chiesa con stucchi dorati, bassorilievi ed affreschi si fanno i nomi di Luigi Fontana, Luigi Simonetti, Cesare Mariani.

LA FACCIATA

La facciata che guarda su Piazza Capranica si mostra divisa in due ordini, ambedue diversi per stile e costruzione. Il piano inferiore è ripartito  da pilastri ionici in tre campi nei quali si inquadrano i tre portali di ingresso, di cui quello centrale è il più slanciato. Il piano superiore, diviso dal primo da una semplice fascia rettilinea è limitato sostanzialmente al corpo centrale: nel mezzo si apre una finestra centinata a balcone, adornata da colonne corinzie; mentre ai lati pilastri piatti simili a quelli già visti nel piano inferiore sorreggono il frontone triangolare sulla cui cuspide è posta la croce con le bende pendenti, simbolo degli orfanelli. Due piccoli campanili simmetrici a pianta quadrata con cupoletta a cuspide completano l’opera come in molte chiese di Roma dalla seconda metà del Cinquecento.
La direzione dei lavori sulla facciata, a seguito della morte di Francesco da Volterra, fu affidata a Carlo Maderno, il quale diede gli ordini al Braccioli. La costruzione si arrestò nel intorno al 1620 e solo nel 1774 fu completata da Pietro Camporesi il Vecchio.
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Natura dell'opera: Rifacimento delle coperture della Chiesa di Santa Maria in Aquiro e di Restauro della facciata su Piazza Capranica
Committente: I.S.M.A. Istituto di Santa Maria in Aquiro - Via della Giulia N.69/b - 00186 Roma
Indirizzo di cantiere: Piazza Capranica - Roma
Importo dei lavori: € 277.731,55 oltre IVA
Categoria soa: OG 2; OS 2A; OS 7
Responsabile della sicurezza: Arch. Gerardo Marazzi
Direttore dei lavori: Arch. Orazio Campo
Responsabile dei lavori: Arch. Simone Massimilla
Anno di realizzazione: 2004